Una storia d’oggi

Autore: Andrea L.

Data: 09 Jul 94 16:22:03

 

Si getto’ sfinito sul divano.

Si guardo’ intorno, con sguardo assente… La
casa era un disastro, il pavimento ingombro di ogni genere di
porcheria, macchie sul soffitto, sulle finestre, sulla camicetta
nuova della moglie. Un compito improbo, ma ce l’aveva fatta.
Sarebbe bastato un minuto di ritardo, ed il suo fido computer non
si sarebbe salvato. Aveva gia’ sacrificato lo stereo, la TV, la
lavatrice ed il ferro da stiro, piu’ alcuni parenti di 5 o 6
grado che venivano ogni tanto in pellegrinaggio a trovarlo.

Ma il computer no! Si era gettato con sprezzo
del pericolo nella lotta, rischiando il soffocamento. Il nemico
era duro a combattersi, penetrava ovunque: arrivava ad ondate,
come la marea in certe zone dell’Atlantico, dove in pochi minuti
il livello del mare si alzava di parecchi metri.

Ma a differenza della marea questo non era
prevedibile: l’incubo cominciava all’improvviso, da una calma
apparente. Prima il vento, quel vento cupo, caldo, foriero di
tempesta. Poi, l’urlo della moglie : "Arriva! Presto, prendi
i secchi!!!"

Gli sbarramenti predisposti all’uopo saltavano
come castelli di carte, le piu’ disastrose piene di un fiume
erano nulla al confronto: nuotava in quel mare melmoso,
rischiando di andare sotto, ed i flutti lo travolgevano. Fu
colpito in testa diverse volte da sedie, suppellettili, dischetti
bulk da 700 lire l’uno, il cui prezioso contenuto se ne andava a
puttane senza nemmeno dire "ciao!". Avrebbe voluto
seguirlo, ma non era morale. Adesso era un uomo sposato, felice e
padre di una miniera di guano.

La miniera era al culmine della sua attivita’ e
riversava copiosamente il suo prodotto: nuotando controcorrente
raggiunse il computer, che era stato innalzato di 3 metri, per
metterlo al sicuro. Precauzione ingenua, che era valsa solo un
gran mal di collo, per cercare di leggere i msg di posta che
riceveva dal basso. Eppure sarebbero bastati pochi centimetri di
meno e tutto quanto di piu’ prezioso possedeva sarebbe stato
ingoiato dal mare di melma.

La situazione era drammatica, ma la posta in
gioco tanto alta da non potersi arrendere. Con un colpo di reni
afferro’ la baracca e la scaravento’ fuori dalla finestra,
infrangendo il vetro. Ando’ perso il solo mouse, ma in fondo,
quell’affare periva nel suo elemento…

Suono’ il campanello, e ritorno’ alla realta’.
Stremato si alzo’ e ando’ verso la porta: vide un uomo, se cosi’
si poteva dire, in uno scafandro da palombaro di profondita’.
Chiunque sarebbe stato per lo meno sorpreso, da quella vista
insolita: ma lui sapeva benissimo che si trattava solo del
postino, che come tutte le mattine gli consegnava i messaggi di
congratulazioni, e che aveva imparato a prendere le sue
precauzioni. Lo ringrazio’, lo invito’ a prendere un caffe’, ma
il giovane espresse l’ennesimo, imbarazzato rifiuto.

Era sempre cosi’, tutti i giorni la stessa
storia. Chiunque capitasse, per sbaglio o per dovere alla sua
porta, veniva pregato in ginocchio ad entrare… Ma nessuno
voleva correre questo rischio. Morire in miniera era una cosa
anacronistica, una vera beffa del destino. Ma lui non poteva
continuare a stare da solo: gli amici piu’ cari evitavano di
venire a trovarlo con le scuse piu’ assurde. Aveva pensato ad
un’epidemia di mal di testa, ma quando si accorse che le malattie
si facevano le piu’ strane e bizzarre comincio’ a sospettare che,
forse, non era proprio cosi’.

Fu una questione di momenti. Preso da un raptus
afferro’ un braccio dello sventurato impiegato postale, cercando
si trascinarlo dentro: "Solo un caffe’!", gridava, e
piangeva, rideva, senza freno. Il tapino era paralizzato dalla
paura, ma si opponeva con tutte le sue forze: solo un colpo ben
assestato col suo gancio di profondita’ lo salvo’ dall’immane
pericolo, e scappo’ via urlando.

Rimase li’, steso a terra, privo di sensi.
Sognava, sognava di prati verdi e cieli azzurri, di banchetti con
centinaia di persone, di una casa piena di gente, tutti di fronte
alla culla del pupo, a sorridergli e ad avanzare le piu’
incredibili, ed imbarazzanti, ipotesi di somiglianza.

E poi, dalla stanza affianco, comincio’ a
soffiare il vento…