Ritorno a casa

Autore: Andrea L.

Data: 22 May 94 12:13:27

Si sveglio’ di soprassalto.

L’eco dei cannoni si spense cosi’ come la bassa
frequenza dei motori iperspaziali… Non si era addormentato sul
ponte di comando della sua Imperial Starship come pensava: basto’
una rapida occhiata nella penombra per rendersi conto che era nel
suo letto…

Gia’, il letto… La sua compagna gli giaceva
al fianco, un’altra battaglia vinta… Eppure quello stato
d’animo l’opprimeva. Come poteva starsene li’ ad oziare mentre
fuori la battaglia infuriava ed i suoi amici lottavano da soli?
Quando aveva comunicato la decisione presa aveva gettato lo
scompiglio tra le sue fila… Lui, il grande comandante, che
aveva guidato le flotte ai trionfi attraverso la galassia, aveva
detto basta: avvertiva il bisogno di qualcos’altro: cominciava a
sentire la fatica delle serate passate ad elaborare strategie di
conquista, a prevedere le mosse dell’avversario.

Una luce improvvisa squarcio’ l’ambiente,
seguita da un boato. Era solo un fulmine, ma gli riporto’ alla
mente quella volta che la sua fedele nave da battaglia lo aveva
lasciato senza neutronio e senza cloaking device alle porte di
Ferrengal. Il fuoco avversario era impressionante ed ormai la
fine sembrava prossima, gli scudi cedevano rapidamente ed erano
vicini al punto critico. Poi, quando tutto sembrava perduto, il
silenzio radio fu interrotto da frequenze ben note, ma alquanto
inaspettate. Erano i codici di Dave Bowman, il suo avversario di
sempre, e dalla console vide stagliarsi in lontananza la bianca
sagoma della sua Imperial Starship, l’odiata Discovery.

Incredibile! Il vecchio Dave era venuto a
trainarlo via da quell’inferno, sparando missili fotonici
all’impazzata e lanciando orde di caccia contro i nemici,
annichiliti da tanta potenza di fuoco e da tanto ardire. Quando
furono fuori pericolo lo scarico’ in orbita ad un pianeta e
spari’ senza dire nulla. Aveva pensato a lungo cosa significasse
quel gesto, ma c’era un’unica conclusione possibile: che senso
avrebbe avuto per quel vecchio bastardo continuare a solcare gli
spazi interstellari senza il suo avversario per eccellenza?

Certo, erano tanti i nemici da combattere,
l’Olandese volante, la Volpe Bruna, il santone Shanti… Ma lui
era diverso, forse poco modesto ammetterlo, ma sapeva di essere
diverso. Una profonda nostalgia lo invase, insieme a quel
sentimento di ammirazione ed odio per quel Federale che lo aveva
tirato fuori dai guai. Lo aveva salvato, certo, ma era stata
anche un’intensa umiliazione, difficile da digerire.

"Al diavolo!" disse, e si alzo’ dal
letto: tocco’ il comando di apertura del vecchio armadio dove
conservava la sua tuta spaziale, ancora scintillante e
bellissima, e comincio’ a vestirsi. La sua compagna si sveglio’,
vide quello che stava facendo: gli sguardi si incrociarono per
pochi momenti, che sembrarono un’eternita’. Come avrebbe potuto
affrontarla? Tutte le sue dichiarazioni, le promesse di una vita
tranquilla, lontano da caccia, Mark IV e taverne spaziali dove
ubriacarsi con i colleghi…

Poi d’improvviso l’espressione preoccupata di
lei si muto’ in un sorriso. Adesso era tutto chiaro per lui,
tutto quanto! Aggancio’ il cinturone, prese il casco, la bacio’
intensamente e corse alla Starbase. I compagni lo accolsero
festanti, ma lui non aveva tempo per i convenevoli. Ordino’ di
preparare la sua nave, che i tecnici continuavano a tenere in
piena efficienza, forse nella segreta speranza che potesse
tornare sui suoi passi. Pochi minuti dopo era gia’
nell’iperspazio, riassaporando le gioie di un tempo: non aveva un
obbiettivo, o forse non consciamente. Voleva vedere le stelle
corrergli incontro, l’azzurro dei pianeti acquatici, la sabbia di
quelli desertici.

Osservo’ la galassia che lo avvolgeva, le
comete sfilargli a fianco, le grandi navi da cargo che solcavano
l’infinito per trasportare i rifornimenti alle loro basi, simbolo
di operosita’ e di sprezzo per i pericoli dello spazio.

E poi, ancora una volta, il silenzio radio si
interruppe, e quella sagoma bianca riapparve: "Bentornato a
bordo, Comandante!"